Interviste

FILIPPO FACCI, IL SUICIDA DI TALENTO…

Dopo aver letto il mastodontico La Guerra dei Trent’anni – ponderoso saggio su Mani pulite – mi dissi che era giunto il momento di stanare Filippo Facci, e provare a raccontarlo a modo mio. Mi incuriosiva il suo modo di parlare, ma, soprattutto, quello che scriveva.

Ma per vederlo e provare realmente a capire chi fosse, non bastava una telefonata o, come è in uso volgarmente ora, parlargli grazie ad un video. Orrore! Giammai!

Sapevo, inoltre, che, dinanzi ad un suo sì, dovevo armarmi di bagaglio e registratore, e raggiungerlo a Milano, anzi, Milano 2. Sì, avete letto bene, Milano 2, il teatro delle prime ricchezze berlusconiane.

Quando gli scrissi per proporgli l’intervista, la sua risposta fu lapidaria: “Intanto verifico se sei un coglione. Se non lo sei, non se parla“. Mi dissi: è fatta! È il suo modo per dirmi di sì.

In una Milano calda, afosa e appiccicosa, lasciate per qualche ora le chiacchiere romane, ci diamo appuntamento dalle parti di Corso Buenos Aires, una via commerciale, piena di negozi tutti uguali e, sinceramente, tristi.

Mi raggiunge con una jeep, aria condizionata come se fossimo nella più bollente Terronia. Facci non è un uomo da tanti convenevoli e formalismi, …

ALBERTO DANDOLO, IL GIORNALISTA A-MORALE

Sono sincero: il “Guarda come Dandolo..”, pubblicato su Dagospia, è diventato un mio rito quotidiano. E, siamo pure franchi e onesti: alzi la mano chi non le brama! Alzi la mano chi non le clicca! Impossibile schivarle: troppo forte la curiosità di scoprire, conoscere, capire, le monde e le demi-monde del grande circuito mass-mediatico dello Stivale. Le “dandolate” – a volte veri e propri scoop, altre ancora ritratti sibillini – sono, oggi, tra le più temute.

Dopo settimane di corteggiamento serrato, rinvii, e tenacia e pazienza, riesco – finalmente! – a stanare il mitico Alberto Dandolo.

Lo raggiungo a Milano, dalle parti di viale Monza, suo vero e proprio quartier generale. Da quel dedalo di strade, a poche centinaia di metri da Piazzale Loreto, le orecchie e gli occhi del Partenopeo registrano i movimenti tellurici e clandestini della Società nostrana. Con oltre 4000 contatti nel telefono, i suoi tentacoli possono arrivare ovunque. Nessuno può sentirsi al riparo.

“Pigro” – così si è autodefinito, ed è vero, a pensarci, visto quello che mi ha fatto penare per averlo tra i miei – mi aspetta, seduto in un bar, con un succo d’arancia tra le mani, e il suo amato cane che, …

MICHELE GUARDI’, L’UOMO NORMALE…

Negli anni della mia adolescenza, quando i pranzi, pantagruelici e sfinenti, si facevano soprattutto a casa dei nonni, l’appuntamento con i “Fatti Vostri” era irrinunciabile. Se volevo assaporare le vere e artigianali leccornie del vero capo della mia famiglia, che al Sud – diciamolo chiaramente! – è la donna, dovevo sottostare ad una legge ferrea e indiscutibile: guardare il programma creato da Michele Guardì.

Ricordo, come fosse ora, la sua voce fuori campo. Un’invenzione bell’e buona. Privo di conoscenze televisive, cercavo di capire da dove provenisse quella voce così decisa, forte, stentorea, misteriosa. Mio nonno mi diceva, sempre: è il “comitato” che parla; il “comitato” era rappresentato da Guardì, l’uomo RAI per antonomasia.

Quando mi capitava di sgattaiolare da casa e rifugiarmi la notte nelle stanze dei nonni materni – negli anni Ottanta c’era l’usanza, volente o nolente, di abitare tutti nello stesso palazzo, pena l’esclusione sociale e culinaria sine die – il risveglio mattutino, per me, era scioccante. Con il volume della televisione alto come neanche a Woodstock, la sigla di “Uno Mattina” ti scuoteva dal sonno.

L’orologio affisso al muro segnava le 6 del mattino, ma, nonostante gli urli e le implorazioni e gli improperi e i cuscini …

GIORDANO BRUNO GUERRI, L’ETRUSCO IRREGOLARE

La prima volta che mi sono imbattuto in Giordano Bruno Guerri è stato quando, anni or sono, ebbi tra mani la biografia che scrisse su Bottai. Un libro che, seguendo le orme del sommo De Felice, ribaltava, e di tanto, quella che era l’opinio corrente sui mammasantissima del regime, ovverosia canaglie e banditi. A Palazzo Venezia, il regime aveva anche uomini di talento e valore indiscutibili.

Pagine che rompevano argini; pagine che inducevano a riflettere e a ridimensionare, per certi versi, la storiografia e vulgata antifasciste.
Anni dopo, complice l’amicizia e gli incontri con Giampiero Mughini, la figura di Giordano Bruno Guerri ricorreva spesso nelle nostre chiacchierate e cene. Il nome, così altisonante, e la sua storia, irregolare e ricca di aneddoti, avevano solleticato la mia curiosità. 

Nella variegata galleria di perfideinterviste, uno come Guerri mi mancava. Mi decido, così, a telefonargli per sondare la sua disponibilità e proporgli un faccia a faccia senza filtri e troppi giri di parole.
Dopo qualche settimana, lo raggiungo in un albergo dalle parti di Prati, a poche decine di metri dalla sede di mamma RAI.
Ci appartiamo in una saletta, lontano dal via vai di turisti e trolley francamente insopportabili.
Nelle …

Giampiero Mughini

Mughini, il Rompicazzi

Ho conosciuto Giampiero Mughini nel 2015. Ricordo che aveva rilasciato un’intervista a Sandra Monteleoni, spavalda, sull’universo femminile. Le sue risposte furono insolenti, originali, per nulla ovvie.

Non mi feci sfuggire l’occasione: scrissi a Sandra per dirle che mi sarebbe piaciuto conoscere “Il Rompicazzi”.

Volevo conoscerlo perché, da anni, nel leggere i suoi saggi soprattutto, non potevi non apprezzarne la sua dirittura e, soprattutto, il suo non appartenere a nessuno, se non a sé stesso!

Da sempre restìo e insofferente alle cricche, alle bande, e allergico alla dittatura del pensiero banale, stupido, comodo, e dell’embrassons-nous, Mughini, che vada di fioretto o sciabola, è in grado di spiazzarti e, soprattutto, farti riflettere.

I suoi libri, oltre a essere sugosi, hanno, ai miei occhi, un grande merito: ti aiutano a vedere le persone, i fatti, senza paraocchi, senza fanatismi, perché ogni esperienza umana è ricca di colori.

Occasione della nostra chiacchierata, avvenuta nel suo “Muggenheim”, è stata l’uscita del suo ultimo saggio “I Rompicazzi”. Dopo averlo delibato  in un torno di tempo brevissimo, lo raggiungo dalle parti di Monteverde, lì dove, chiuso nel suo studio per ore, scrive e riscrive i suoi libri. E rimugina sulla vita che scorre rapida……

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INTESTATO A: MELCHIONDA FRANCESCO

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