Valter Mainetti è un imprenditore che ha costruito le sue fortune e sfortune in silenzio. A differenza di tanti uomini di potere, non ama apparire. È un saturnino, non cerca la ribalta a tutti i costi, tutt’altro, men che meno le copertine patinate. Dalla sua roccaforte inespugnabile situata nel cuore capitolino, a poche decine di metri dall’altro simbolo romano, il Messaggero, il fondatore della Sorgente Group – holding attiva nei settori in editoria, immobiliare e finanza – racconta, in una galoppata verbale, secca e pragmatica, i tratti salienti della sua vita.
E, superate da qualche anno le 70 primavere, la voglia di investire e rischiare non sembra essersi sopita, anzi. Cresciuto dai gesuiti e, successivamente, nella scuola più formativa e immanente di Aldo Moro, vero deus ex machina della sua gioventù, Valter Mainetti ha saputo muoversi con grande abilità nei gangli dello Stato e nella giungla romana e, osiamo dire, mondiale, visti i legami con gli Stati Uniti, sua seconda patria. Fondamentali, oltreché dolorosi, sono stati gli anni Settanta. Messe da parte le conoscenze universitarie nella Sapienza barricadera che fu, e dimenticati ben presto i vent’anni di un’esistenza dorata, ben più utili sono state l’aver appreso l’arte della …