Pier Francesco Pingitore

Molti, negli anni, hanno acclamato Pier Francesco Pingitore come un maestro. Lo hanno venerato, amato, osannato, e hanno tanto riso, riso, riso. Risate, a volte, di puro divertimento, altre, invece, amare. E la pancia del popolo italiano, mai satolla, ha anche imparato con la sua satira, diciamolo pure, a conoscere le sottigliezze, le vergogne, le debolezze, i tic e i rituali della politica e della nostra società, spesso solo appannaggio degli intellettuali o presunti tali.

Quegli intellettuali, che, a eccezione di pochi, spesso, lo hanno criticato ferocemente, disprezzato, irriso, messo da parte, come fosse un invisibile. Ma Pingitore, insofferente ai dogmi, allergico alle parrocchie, alle conventicole, e ai posti da spartire, se n’è sempre fottuto del giudizio altrui e, duro come il marmo di Carrara, è andato dritto per la sua strada, consapevole che l’applauso del pubblico fosse più interessante, lusinghiero e sincero di tante parole vergate dagli snob. Ed è proprio nella vasta landa dell’emarginazione e dell’indifferenza di certi salotti, per come la vedo io, che il Nostro ha saputo costruire la sua carriera, ricca di allori, audience, donne, e denaro. Prima d’incontrarlo, avevo letto articoli, interviste. Tanto, troppo, sulla sua vita di autore e regista. Tante domande, …