GIORDANO BRUNO GUERRI, L’ETRUSCO IRREGOLARE

La prima volta che mi sono imbattuto in Giordano Bruno Guerri è stato quando, anni or sono, ebbi tra mani la biografia che scrisse su Bottai. Un libro che, seguendo le orme del sommo De Felice, ribaltava, e di tanto, quella che era l’opinio corrente sui mammasantissima del regime, ovverosia canaglie e banditi. A Palazzo Venezia, il regime aveva anche uomini di talento e valore indiscutibili.

Pagine che rompevano argini; pagine che inducevano a riflettere e a ridimensionare, per certi versi, la storiografia e vulgata antifasciste.
Anni dopo, complice l’amicizia e gli incontri con Giampiero Mughini, la figura di Giordano Bruno Guerri ricorreva spesso nelle nostre chiacchierate e cene. Il nome, così altisonante, e la sua storia, irregolare e ricca di aneddoti, avevano solleticato la mia curiosità. 

Nella variegata galleria di perfideinterviste, uno come Guerri mi mancava. Mi decido, così, a telefonargli per sondare la sua disponibilità e proporgli un faccia a faccia senza filtri e troppi giri di parole.
Dopo qualche settimana, lo raggiungo in un albergo dalle parti di Prati, a poche decine di metri dalla sede di mamma RAI.
Ci appartiamo in una saletta, lontano dal via vai di turisti e trolley francamente insopportabili.
Nelle …