Luca Barbareschi

Tre ore di Confessione sono servite per capire una cosa, semplice e lapalissiana: Luca Barbareschi è un personaggio pirandelliano; ad essere precisi, è Vitangelo Moscarda dell’Uno, Nessuno, Centomila.  “Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso”. Così scriveva il sommo scrittore siciliano. Mai citazione più azzeccata per il Nostro. Avevo incrociato, negli anni, lo sguardo di “Barbatutto” svariate volte. Ricordo che il suo passo, per le vie di Roma, era sempre veloce, come se qualcosa di troppo importante lo aspettasse. E, in questi mesi, mi dicevo sempre: è ora d’incontrarlo e provare a tratteggiarlo in profondità, e con dovizia di particolari, lasciando da parte le chiacchiere e le grigie nuvole di giudizi e pregiudizi (il manicheismo degli stolti!) che, da sempre, aleggiano sul suo capo.  

Giunto nella sua dimora, nel cuore del Ghetto, Luca Barbareschi mi ha accolto con grande ospitalità e familiarità, come se tra me e lui ci fosse, da sempre, una certa continuità di rapporti amicali. La Capitale era ancora assonnata, pigra, spenta, silenziosa. Luca Barbareschi mi è parso subito come me l’ero un po’ immaginato: contraddittorio, forte e fragile …