Ivan Zazzaroni

L’AGIT-POP DEL GIORNALISMO ITALIANO

Seguo Ivan Zazzaroni dagli anni in cui la sua folta chioma color argento comparse per la prima volta alla Domenica Sportiva. Era il 2003. Il Milan berlusconiano alzò al cielo l’ennesimo scudetto; dietro la scrivania, invece, nella città della Mole, Luciano Moggi, all’epoca deus ex machina della Real Casa torinese, veniva servito, temuto, omaggiato, da tutti, o quasi. Un’altra era, a pensarci. Un altro mondo. Solo tre anni dopo, infatti, una valanga chiamata Calciopoli (Farsopoli, per altri) avrebbe cambiato gerarchie, posizioni, potere, mappe, connotati.

Osservandolo attentamente, mi aveva colpito la sua capacità di “bucare” il video, e una certa spigliatezza nel padroneggiare il tubo catodico. Sembrava nato con la televisione. Eppure i suoi strumenti tradizionali, quasi primitivi, erano la carta, la penna, i giornali…

Dietro la sua arte di saper stare al mondo con leggerezza e uno spiccato lato edonistico ed egolatrico, volevo capire se il Nostro – sì, proprio lui! – avesse delle profondità da scavare, indagare e raccontare. E quali, soprattutto. Cosa si cela – mi chiedevo – dietro quello sguardo deciso, ballerino, sfrontato?

E così, dopo avergli scritto un messaggio per presentarmi e dirgli cosa volessi,  e la sua immanente risposta, in un …