marco travaglio intervistato da francesco melchionda

MARCO TRAVAGLIO, L’INSOPPORTABILE

La prima volta che il nome di Marco Travaglio è apparso ai miei occhi risale al lontanissimo marzo 2001. L’Italia era nel pieno della campagna elettorale. Da una parte Rutelli, dall’altra, ovviamente, Silvio Berlusconi. Una tenzone noiosa, sbiadita, per nulla eccitante, e, naturalmente, con un grande favorito. Di lì a poco, infatti, gli italiani, senza fare troppo gli schizzinosi, avrebbero consegnato le chiavi dello Stivale a Sua Emittenza, per dirla con Giampaolo Pansa.

Pungolato da Daniele Luttazzi, nel suo Satyricon, il neanche quarantenne Travaglio presentava, al grande pubblico, il suo “L’odore dei soldi”. Apriti cielo! Un caso editoriale, sebbene non fosse proprio un libro. Centinaia di migliaia di persone che si affrettarono a prenotare un documento finora clandestino, o quasi. Putiferio, da destra… I lacchè della corte subito pronti ad inveire: come avete osato? A sinistra, invece, si gongolò.

Illusoriamente, infatti, i sinistrorsi speravano che un libro potesse equilibrare il match tra i due Poli… Macché: il tonfo per la compagine rutelliana fu pesante, e le sberle prese da far impallidire.

Ho cercato, da quel lontanissimo inizio di secolo, di seguire, attraverso i libri e le migliaia di articoli, un po’ le traiettorie, le idiosincrasie e simpatie di Travaglio. Nell’intervistarlo, volevo …