Enrico Vanzina

Enrico Vanzina naviga nei mari del cinema italiano da oltre cinquant’anni. A tutti sarà capitato – e chi non lo ammette, mente spudoratamente! – di citare battute diventate, negli anni, cult. Chi di voi, tanto per dire, e mi riferisco a tutti i vitelloni d’Italia, non ha sognato, anche solo per un attimo, la Selvaggia di Sapore di Mare? Per certi versi, chi vedeva le sue pellicole, con la regia magari di suo fratello Carlo, storceva il naso, si irrigidiva, puntava il ditino.

E se la storia, sommo e insindacabile giudice, dirà qualcosa di più vero e oggettivo su quanto fatto e prodotto da Vanzina, a noi dissidenti, al di là dell’artista, interessava cogliere altro, conoscere l’uomo, con le sue fragilità e debolezze. Le sue nostalgie, i tanti ricordi, le donne amate e desiderate e, da onnivoro qual è tuttora, le letture, e l’amore per la fotografia, l’arte, la scrittura in latu sensu.

Abbiamo cercato, quindi, un altro Enrico, quello che nei giornali e in televisione non viene fuori mai, o quasi. Ciò che ci ha maggiormente colpito, nonostante le burrasche vissute e i dolori e i conti salatissimi che la vita, inevitabilmente, gli ha presentato, è stata …